European Association of Transcultural Group Analysis

21 Maggio 2025

Mercoledì 21 maggio si è svolto il webinar nell’ambito del progetto Mission dedicato all’inquinamento dell’aria indoor e ai suoi effetti sulla salute, con interventi del Dr. Giuseppe Sarno, Dott.ssa Sara Maio e Dott.ssa Sandra Baldacci.
Il primo intervento del Dott. Sarno ha introdotto i concetti di qualità e inquinamento dell’aria indoor. Il relatore ha illustrato come le principali fonti di inquinamento indoor siano legate ad attività antropiche, in particolare alla combustione di combustibili solidi per cucinare e riscaldare, nonché al fumo di tabacco. Sono stati forniti esempi di ambienti domestici e delle rispettive criticità.
Un focus specifico è stato dedicato all’ambiente scolastico. Studi condotti a livello Europeo e nazionale hanno evidenziato criticità in ambiente scolastico, dove si riscontrano spesso alti livelli di CO₂, particolato e presenza di muffeI dati raccolti mostrano che le scuole italiane sono tra quelle con i peggiori valori di ventilazione e qualità dell’aria, richiedendo strategie di monitoraggio sia per un’adeguata attività di misura, acquisizione, verifica e valutazione degli inquinanti chimici e biologici, sia per supportare adeguatamente specifici protocolli di prevenzione.

Il secondo intervento della Dott.ssa Sara Maio ha approfondito gli effetti dell’inquinamento indoor sulla salute, evidenziando come bambini e anziani siano i soggetti più vulnerabili. L’OMS ha stimato che nel 2020 circa tre milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti a causa dell’inquinamento in ambiente domestico. Particolare attenzione è stata data all’uso diffuso di biomassa (legna e carbone), il particolato atmosferico, ed il fumo passivo, incluso il cosiddetto “fumo di terza mano”, la cui esposizione è associata a sintomi e malattie respiratori, cardiovascolari ed eventi avversi alla nascita. Livelli elevati di anidride carbonica sono stati associati a riduzioni della performance scolastica e a sintomi generali come stanchezza e malessere. Nell’ambito scolastico, gli studi epidemiologici hanno mostrato un legame tra scarsa ventilazione e aumento di sintomi respiratori nei bambini, come tosse secca notturna e rinite. Le elevate concentrazioni di CO₂, unita a scarsa ventilazione, umidità e alte temperature, favoriscono disturbi alle vie respiratorie e abbassano la qualità della vita e della performance scolastica. In particolare, lo studio italiano “Indoor School” ha evidenziato un’associazione tra esposizione al toluene e l’aumento di disturbi respiratori. Infine, la Dott.ssa Baldacci ha presentato le strategie di prevenzione e miglioramento della qualità dell’aria tra le quali quelle promosse dal progetto Mission: campagne di monitoraggio ambientale e sanitario, installazione di apparecchiature per il trattamento dell’aria indoor, elaborazione di linee guida, raccomandazioni e protocolli specifici. Tra le misure più efficaci troviamo il miglioramento della ventilazione, l’igiene ambientale, il controllo dell’umidità e la riduzione delle fonti inquinanti. Alcuni studi hanno dimostrato che interventi educativi e ambientali condotti nelle abitazioni hanno portato a una riduzione degli allergeni e dei sintomi asmatici nei bambini. Analogamente, nelle scuole si è osservata una diminuzione dei livelli di muffe e miceti, accompagnata da un miglioramento della funzionalità respiratoria degli alunni. È stato sottolineato che l’efficacia degli interventi dipende dalla tipologia applicata e dall’inquinante considerato. Nessuna misura, presa singolarmente, è risolutiva. Inolte, le linee guida OMS del 2021 per la qualità dell’aria, applicabili anche agli ambienti interni, hanno abbassato i valori soglia rispetto al 2005, evidenziando che anche livelli bassi di inquinanti possono avere effetti nocivi. In seguito alla pandemia da COVID-19, sono stati pubblicati nuovi documenti e raccomandazioni per il ricambio d’aria e la prevenzione negli ambienti indoor, sia scolastici sia domestici. Tra i riferimenti normativi, è stato citato un documento del 2011 pubblicato in Gazzetta Ufficiale relativo alla prevenzione dei rischi indoor nelle scuole. Da qui è nato il progetto “Indoor School”, di cui sopra, finalizzato al monitoraggio ambientale e sanitario e alla valutazione dell’efficacia di interventi formativi educazionali. I risultati mostrano che tali strategie hanno portato ad un miglioramento delle prassi igienico-sanitarie, una riduzione del particolato, della formaldeide e della temperatura e delle manifestazioni cutanee e respiratorie nei bambini. E’ stato anche menzionato lo studio europeo “Clean Air School” lanciato nel 2018, volto a sensibilizzare le scuole sull’importanza della qualità dell’aria. Infine, secondo uno studio italiano su studenti di 10 – 17 anni, interventi di riduzione dell’esposizione a fumo passivo, muffe e inquinamento esterno potrebbero prevenire il 40% di asma, il 34% di malattie allergiche, e il 14% di deficit funzionali respiratori. Si è quindi ribadita la necessità di sviluppare linee guida e normative aggiornate e specifiche per l’ambiente scolastico, data la maggiore vulnerabilità dei bambini.